Il mio nome è Ruggero, Ruggero Bacone.

Il mio nome è Ruggero, Ruggero Bacone. Sono un frate francescano e mi trovo imprigionato in questa fredda cella per una accusa ingiusta, malvagia. Persone del mio stesso Ordine mi hanno accusato di stregoneria. Era verso sera, le ombre si allungavano sul pavimento a Oxford, stavo raccontando ai miei studenti del pensiero di Aristotele, del perché un oggetto tenda ad evolversi in un certo modo e non diversamente. E tra di me pensavo che il maestro era mal tradotto e ignorato dalla chiesa, quando entrarono nell’aula due dignitari e guardie armate e mi invitarono ad uscire. Sono stato condotto in questo edificio e rinchiuso in questa stanza fredda, con un letto e un buiolo. Mi portano regolarmente da mangiare, non patisco il freddo dell’inverno e sono riparato dalla neve che sta cadendo. Non mi hanno rinchiuso in una cella delle prigioni reali, dove sarei morto in poco tempo, per il mio stato di ecclesiastico. L’accusa di stregoneria o meglio l’accusa di diffusione di idee dell’alchimia araba è una accusa infame. Non sono uno stregone, ho solo approfondito studi sulle scienze naturali. Le menti del mio tempo credono che in natura tutto avviene per grazia di Dio o in sottordine per ordine dell’Imperatore, e la potenza e la grazia divina si sviluppano attraverso il miracolo. Non sono forse miracoli, gridano nelle chiese i teologi: il fulmine che incendia le case, la pioggia, la neve o il sorgere del sole, o la guarigione di un ammalato? Le masse del popolo sono bramose di miracoli e i miracoli da contemplare non sono mai abbastanza. Io francescano credo profondamente in Dio creatore ma sono convinto della verità di Giovanni de Dondi che scrive che in ogni cosa della natura esistono fatti meravigliosi che non sono miracoli ma superbi fenomeni che l’uomo con il suo intelletto e pensiero può studiare. Ecco perché, io Ruggero, credo fermamente in Aristotele e Alla sua esperienza. Lui afferma che l’uomo è quotidianamente circondato dai miracoli ma se acquistiamo familiarità con essi molte cose perdono l’aspetto meraviglioso, miracoloso e incomprensibile, diventando fenomeni spiegabili. E cosi non ci spaventiamo più, possiamo cercare di spiegare le cose. Ma perchè è così terribile studiare e capire la natura e i suoi miracoli? Quelli che mi hanno imprigionato ricercano quotidianamente i miracoli, sfruttano i miracoli inventati, non per studiarli ma per usarli e così ingannare il popolo e procurare denaro per le loro chiese.

E’ vero che ho cercato un a pozione per rendere immortale l’uomo, questo lo confesso, ma scusate se i serpenti i cervi e le aquile prolungano la loro vita con erbe e pietre perché non possiamo studiare questi fenomeni per aiutare l’uomo? Ma non voglio raccontare o parlare con i miei confratelli del mio pensiero perché altrimenti verrei subito mandato al rogo. Nel futuro dell’uomo vedo che si arriverà a costruire macchine capaci di spingere grandi navi molto più veloci di quelle spinte dai rematori e bisognose solo di un pilota chele diriga. Arriveremo a imprimere ai carri incredibili velocità senza l’aiuto di alcun animale. Arriveremo a costruire macchine alate capaci di sollevarsi nell’aria come gli uccelli. Questa è la mia visione. Mentre faccio questi ragionamenti sento delle voci allegre fuori dalle mura che mi imprigionano. Mi affaccio alla finestra della stanza e capisco il perché di questa allegria. Nobili dame e nobili signori stanno giocando e si lanciano palle di neve. Il manto nevoso copre la campagna e abbellisce le piante. Le nubi si stanno diradando e si intravede il sole. Le palle volano in cielo e poi si abbassano. La terra è rotonda come la palla di neve che quella donna riccamente vestita sta tirando al signore. Il mio maestro Aristotele scrive e dimostra che la terra è rotonda ma quasi tutti affermano che invece è piatta. Questo è ignoranza, quasi tutti i religiosi non vogliono conoscere la verità e preferiscono il racconto e la leggenda, alla filosofia e alla conoscenza. Ma il mio sguardo è sempre più attratto dalle palle di neve che volano in cielo e improvvisamente penso: e se la terra non fosse immobile al centro del cielo ma ruotasse intorno al sole? No, non posso pensare a questa cosa, certe volte la mia mente esagera nelle sue visioni. Questo si che è un pensiero che, se rivelato, porta alla morte. Meglio guardare il gioco dei nobili e gustarsi la vita che scorre.

Torino 16 marzo 2014                                                                          Enrico garrou

Questo racconto nasce dopo aver visto questo quadretto nella vetrina di un antiquario a Bressanone. Sono rimasto colpito a pensare che nel medioevo si giocasse con le palle di neve. Ma è vero che il gioco è nato con l’uomo.

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